Accordi preventivi: articolo del prof. Zizzo su Corriere Tributario

by zizzo

Nel numero 1 del 2019 della rivista Corriere Tributario, edita da Wolters Kluwer, è stato pubblicato l’articolo del prof. Giuseppe Zizzo sugli accordi preventivi di cui all’art. 31-ter del D.P.R. 600/1973 e le prospettive evolutive dei rapporti tra Fisco e contribuenti.

Con la fiscalità di massa il Fisco da impositore si è trasformato in controllore, con la fiscalità globalizzata da controllore si sta trasformando in collaboratore.

Se nella prima fase il suo ruolo era quello di accertare l’imponibile e l’imposta dovuta, nella seconda è divenuto quello di controllare l’accertamento dell’imponibile e dell’imposta operato dal contribuente, nella terza è sempre più quello di collaborare a quest’ultimo accertamento. Ad aprire questa fase sono stati gli interpelli, a partire dall’interpello “speciale” in materia di pratiche elusive di cui all’art. 21 della Legge n. 413/1991, per continuare con l’interpello “disapplicativo” di cui all’art. 37-bis, comma 8, del D.P.R. n. 600/1973 e quello “ordinario” di cui all’art. 11 della Legge n. 212/2000, sino all’opportuno riordino attuato con il D.Lgs. n. 156/2015. Ad una sua ulteriore messa a fuoco hanno poi contribuito, in particolare, i ruling internazionali, ora accordi preventivi, gli interpelli per i nuovi investimenti di cui all’art. 2 del D.Lgs. n. 147/2015 e la cooperative compliance di cui all’art. 3 ss. del D.Lgs. n. 128/2015. Pur con forti differenze, quanto a procedure ed effetti, queste figure si connotano per intervenire a monte della dichiarazione, nella prospettiva di assicurarne la fedeltà. La dimensione in cui operano è dunque quella della prevenzione anziché della repressione, con importanti riflessi sulla struttura delle relazioni tra Fisco e contribuenti.   

Gli accordi preventivi delineano un modulo procedurale molto efficace, ancorché impegnativo da percorrere, per affrontare questioni di elevata complessità, specie quando le difficoltà ricostruttive che prospettano investono tanto profili di diritto quanto, e in particolare, profili di fatto. Il loro punto di forza è la cooperazione tra Ufficio e impresa istante, una cooperazione che la relativa disciplina non solo postula, ma persino impone, sia nella fase istruttoria, sia in quella attuativa.

L’efficacia del modulo considerato spinge a interrogarsi sulla possibilità di ampliarne la sfera di applicazione, allo stato circoscritta a questioni di fiscalità internazionale. E poiché è indubbio che l’esigenza di certezza del rapporto tributario alla quale risponde non è espressione esclusiva di dette questioni, la elevata complessità che le caratterizza potendo ravvisarsi anche in alcune questioni di fiscalità domestica, detta sfera ben potrebbe essere estesa a queste ultime.

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